A
me pare che esaminndo un po' certi dati relativi alla pandemia, e in
particolare alcune differenze di politica e gestione tra Italia e
Gran Bretagna, si possa anche capire qualcosa sul cosiddetto
“populismo”. Io qui mi limito a poco più che i dati e certe
dichiarazioni pubbliche: poi, quando avrò finito un mio altro
malloppone di elucubrazioni sulla questione, ve ne avverto con FB e
lo metto (come questo) sul mio sito, dove chi ne ha voglia se lo va a
leggere.
Allora:
Boris Johnson pare che adesso stia dando a noi italiani la pagella di
più bravi della classe, o per lo meno di assai più bravi di quanto
siano riusciti a fare loro. Non è affatto vero che noi abbiamo fatto
tutto bene: in certe zone della Lombardia già a gennaio comparivano
relativamente numerosi casi di polmoniti strane e gravi (vedi
inchieste del Corriere della Sera 29, 30 aprile e 1 maggio), che
nonostante tutti i numerosi e qualificatissimi avvertimenti sul
rischio di una pandemia interessante sopratutto il sistema
respiratorio non sono stati collegati tra di loro e con gli
avvertimenti in questione. Io capisco che i medici alle prese coi
problemi immediati dei pazienti non siano troppo motivati a una rete,
anche informale, di reciproche informazioni, pure se oggi la si
realizza con pochi clic sulla tastiera, ma la funzione di
sorveglianza sanitaria mi pare necessario sia adeguata a un mondo di
oggi in cui non si viaggia più a piedi o cavallo o in nave a vela,
e quindi in un periodo di incubazione si riesce a fare tre o quattro
volte il giro del mondo, virus ospitati compresi. Non so bene le
competenze dell'Istituto Superiore di Sanità, ma, mi pare, se del
caso, dovrebbero essere aggiornate appunto alla odierna velocità di
spostamento. Benedettissimi poi (se ci sono, almeno) i rapporti
informali, ma burocraticamente la sorveglianza sulle pandemie mi pare
che sia una possibile competenza regionale quanto lo sono le
esplorazioni spaziali su Marte.
Per
non parlare poi delle “stranezze”: non so ancora se quello che
afferma un medico francese sulla prova che il virus circolava già a
dicembre è vero o meno, ma mi sembra, anche per altri casi, che i
casi strani, non rientranti nell'esperienza consolidata, dovrebbero
essere almeno catalogati con descrizione e messi a disposizione
generale di ricercatori, medici e amministrativi.
E
temo pure che in Lombardia ci ciano stati degli errori, e forse
gravissimi, da condizionamento culturale: ma mi sembra che più che
di “populismo” si sia trattato e si tratti di “padroncinismo”.
Comunque, il tenore delle inchieste del Corriere della Sera mi pare
tale da poter dare luogo a indagini della Magistratura: staremo a
vedere.
Ma
anche assai peggio di noi, secondo me, hanno fatto gli inglesi: il
precedente governo aveva messo in piedi una agenzia apposita per
informazione, prevenzione eccetera del rischio (rischio
abbondantemente annunciato da medici, biologi e perfino da
giornalisti specializzati come Quammen), di cui poi pare l'attuale
loro governo se ne sia altamente fregato. Secondo la BBC, questa
agenzia aveva anche raccomandato la costituzione di scorte di
indumenti protettivi e materiale vario, raccomandazione a cui il
governo non ha dato proprio nessun seguito.
Sui
materiali protettivi, certo non è che in Italia siano mancati i
problemi anche gravissimi, ma il caso inglese pare (fonte BBC,
primariamente) sia stato assai più stupido e grave. Gli operatori
sanitari, come ovvio, si sono subito accorti della insufficienza
delle scorte e delle situazioni drammatiche che ne conseguivano, ma
se a livello governativo la risposta italiana poteva meritare la
bocciatura con voto 5, quella inglese ha meritato un 2. Prima di
tutto, se c'è una cosa in cui gli inglesi generalmente sono
parecchio bravi, è l'improvvisazione, anche per eccellenti soluzioni
tecnico-organizzative, capacità che nella passata Storia li ha
salvati in alquante situazioni assai critiche. Questa volta, mentre
la percezione diffusa della carenza di PPE (equipaggiamenti
protettivi personali) ha scatenato una miriade di oltre 500 ditte e
dittarelle inglesi che si sono offerte di produrle anche gratis, con
soluzioni di emergenza, riconversioni eccetera visto che i materiali
necessari non è che fossero poi rari o strani, queste offerte sono
state tutte rifiutate: il Governo pare abbia voluto esplicitamente
restare totalmente fedele ai normali canali burocratici di
approvvigionamento, mentre il pubblico si è comportato appunto
secondo il validissimo costume inglese.
E
peggio: l'Unione Europea ha lanciato un programma di
approvvigionamenti di questi materiali, programma che mi pare poi sia
stato svuotato dalla prontezza dei singoli governi europei a
ricorrere appunto anche a produzioni di emergenza. Ma comunque questo
programma appunto pareva fatto apposta per aiutare gli inglesi, il
cui governo alle soluzioni di emergenza non riusciva a ricorrere o
non voleva farlo. La risposta ufficiale, secondo una prima versione,
è che non si poteva rispondere positivamente perchè la Gran
Bretagna era già uscita dalla UE: è stata immediata l'osservazionei
che fino a fine anno 2020 la GB è ancora in regime transitorio con
tutti i suoi diritti. Allora è saltata fuori, in seconda battuta, la
storia che qualche impiegato si era perso la copia stampata della
e-mail con cui la UE faceva l'offerta....
Ma
così sono stati decisamente troppi gli operatori sanitari
praticamente suicidi, costretti a lavorare in condizioni
drammaticamente inadeguate. Ora, non è che il giro dei tizi che in
Italia, avendo a disposizione delle stampanti 3D, si sono messi a
fare valvole (e altro) che adattate a un certo tipo di maschera per
sub le trasformavano in terminali di respiratori abbia vinto la
pandemia, ma comunque, visto che la Decathlon ha regalato 1000
maschere, nell'emergenza qualcosa di utile lo hanno fatto, oltre ad
avere stimolato altre analoghe iniziative.
Un
altro punto dove il governo della Gran Bretagna è stato, secondo me,
incredibilmente inetto (o peggio) è stato dapprima nel ritardo a
prendere sul serio le notizie in arrivo e poi a infilarsi nel vicolo
cieco di cercare (per parecchi preziosissimi giorni) di utilizzare
una blandissima tattica di contenimento (“schiacciare la curva dei
contagi”, eccetera eccetera) affidandosi alla prospettiva di
arrivare pacificamente a una “immunità di gregge”. Non è che il
concetto sia totalmente campato per aria, ma va valutato tenendo
conto di valori che in quel momento erano già sufficientemente noti:
contagiosità assai alta, un relativamente assai alto numero di
asintomatici ma contagiosi (“portatori sani”), un relativamente
lungo periodo di incubazione, un pur approssimativo valore da
attribuire all'indice di mortalità, eccetera. Provo a fare qualche
contarello: l'immunità di gregge si stabilisce, secondo le cifre
generalmente riportate e che neanche in GB (Gran Bretagna) sono state
contestate, quando circa il 60% della popolazione è stata
contagiata. Il che per la GB, 66,65 milioni di abitanti, significa
una ipotesi di quasi 40 milioni di abitanti contagiati, in massima
parte asintomatici. Ma sui casi sintomatici (dati del 30 aprile) in
GB 171253, ci sono stati 26711 decessi, il che mi fa un 15,5 di
percentuale. Il conteggio è per difetto, perchè le morti
generalmente avvengono alquanti giorni dopo l'inizio della degenza e
perchè fino a quella data le morti avvenute nelle residenze per
anziani (che sono state tantissime) o non erano state conteggiate o
lo sono state solo parzialmente. Non ho trovato se non stime sul
numero dei casi asintomatici rispetto a quelli evidenti: in Italia i
casi positivi ma lievi oppure asintomatici individuati sono, mi pare,
circa quattro volte i ricoverati in ospedale, ma per la GB non ho un
dato analogo anche perchè, come espongo poi, i”tamponi” ossia i
test per la presenza del virus da noi in Italia sono stati fatti in
misura relativamente massiccia, individuando così alquanti
asintomatici (ma contagiosi) che in GB sono rimasti ancora nascosti.
Comunque, visto che con tutte le misure, certamente dimostratesi
efficaci (le curve di risposta tenendo conto dei tempi di incubazione
sono nettamente significative), di contenimento sociale, le cifre
sono quello che sono (GB al 2/5 27510 morti) mi pare giustificato
prevedere che per avere l'immunità di gregge occorreva preventivare,
per la GB, un numero di decessi dell'ordine delle centinaia di
migliaia: il che è impensabile potesse essere accettato dal pubblico
inglese, anche per l'immediato confronto con Paesi vicini e simili i
cui governi all'immunità di gregge proprio non hanno nemmeno voluto
cominciare a pensarci.
Un
punto che secondo me va poi tenuto a mente è la maggiore
vulnerabilità della popolazione italiana: l'aspettativa di vita
nostra è di 82,3 anni, nella GB è 81,16: questo comporta una
differenza nella consistenza della frazione più anziana della
popolazione, che associata alla assai maggiore incidenza delle morti
nei soggetti anziani comporta una situazione intrinsecamente alquanto
(non ho né i dati né tempo né l'energia per tentare di
quantificare) meno grave per la GB che per noi.
Altro
punto dove il governo della GB si è dimostrato, secondo me, proprio
terribilmente stupido (o peggio) è la questione dei test. Noto
innanzitutto che gli attuali test per la rilevazione della presenza
del virus usano una tecnica detta PCR, Polymerase Chain Reaction,
inventata verso la fine degli anni '80 (premio Nobel a tale Kary
Mullins, che non ha poi scoperto o inventato altro, ma quello che ha
fatto basta e avanza), successivamente industrializzata per
moltissime applicazioni. Data la contagiosità di questo coronavirus
(parente stretto, poi, di quelli del raffreddore) il potere sapere
con certezza, in un paio
d'ore, se un soggetto è contagiato, anche
se è asintomatico, a me pare un assai grande vantaggio per tutta
l'organizzazione
sanitaria del contrasto all'epidemia. Essendo poi
gli inglesi partiti in ritardo sugli altri Paesi europei, prima per
la riluttanza ad accettare la gravità del problema e poi per il
sogno dell'inseguire l'indennità di gregge, a maggior ragione
avevano enormemente da guadagnare lanciando una grande campagna di
test, come si sono finalmente decisi a organizzare solo verso fine
aprile, cioè tardissimo. Da
noi a fine marzo già si facevano oltre 30000 “tamponi” al
giorno, nella GB a metà aprile (e ripeto aprile) 12000, e solo
quando andava ancora bene, data la rarità dei punti dove poter fare
i test. Dati che la BBC ha presentato, relativi al totale dei test
fatti al 26 aprile: nel Regno Unito, 8 “tamponi” per 100000
abitanti, Germania 25, Italia 30: 3,75 volte di più.
Ma
perchè il numero di test fatti sarebbe tanto importante ?
Innanzitutto che ne vogliono 2 fatti a distanza di qualche giorno per
essere sicuri che un guarito sia veramente tale e che non sia restato
contagioso, quindi dal totale dei test fatti in un certo periodo
andrebbero tolti i doppi (almeno 2 per ogni dimesso o guarito). I
restanti servono a individuare le persone infette ma ancora in
incubazione e sopratutto i portatori sani, che pur asintomatici il
virus lo diffondono eccome. Un difetto dei “tamponi”, non
“politico” in senso serio, ma certamente fastidioso assai per
politici (o presunti tali) se stronzi: proprio la scoperta degli
asintomatici comporta che aumentando i test aumenti anche il numero
dei casi, il che a prima vista “pare brutto”... Vediamo i dati
JHU (John Hopkins University, istituzione USA che mi pare sappia
lavorare assai bene, nella ricerca scientifica) del 3 maggio: tra
Italia e Gran Bretagna il numero dei decessi ufficiali (ci sono dei
motivi per ritenere che per la GB quello vero sia un po' maggiore,
perchè fino a un certo punto i dati provenienti dalle residenze per
anziani non erano conteggiati, e confrontando le medie mobili delle
mortalità tra 2020 e 2019 le differnze sono evidenti) è
sostanzialmente lo stesso, 28710 per l'Italia e 28131 per la GB. Il
numero cumulativo dei casi noti invece è 209328 per l'Italia e
182260 per la GB. Ora, o i medici inglesi sono cani, avendo un 15,43%
di decessi rispetto ai casi noti, mentre quelli italiani ne hanno il
13,71%, oppure qualcosa non va. Occhio, perchè prima della pandemia,
l'aspettativa di vita in GB era 81,16 anni, in Italia 82,3: quindi,
la popolazione italiana certamente comprende una maggiore quota di
anziani, che sono molto più vulnerabili dei giovani. Per cui la
quota dei decessi rispetto ai casi noti per l'Italia dovrebbe essere
maggiore, non minore. Alla differenza contribuisce (ma non posso
quantificare come sarebbe opportuno) il maggior numero di casi
asintomatici o lievissimi (senza ricovero in ospedale) scoperti in
Italia rispetto alla GB, il che appunto “pare brutto” a vederlo
scritto sul giornale, ma è assai, assai meglio. Perchè quelli
scoperti, gli asintomatici portatori sani, da noi stanno in
quarantena, mentre se fossero inglesi nessuno saprebbe del loro
essere pericolosi a spasso e contaggerebbero altre persone. Gli
inglesi del loro sistema sanitario lo hanno capito benissimo, tanto è
vero che ad aprile inoltrato si sono impegnati, veramente allo
spasimo, per organizzare i test, solo che ci sono arrivati con un
maledetto ritardo: per tutti e due i Paesi speriamo che davvero la
contagiosità del virus scenda con l'aumentare della temperatura con
il procedere verso l'estate, ma secondo me per la GB, se non si
verifica questa discesa, si profilano guai grossi, perchè il ritardo
accumulato prima di cambiare politica è stato, secondo me, folle.
E
non credo che il ritardo sia da imputare alle loro autorità
sanitarie, che non mi risultano essere inette.
Insisto:
se andate a vedere i dati del 3 maggio, trovate che in Italia i test
fatti sono stati 2158772 per 1456911 “casi”, ossia “persone”,
molte di più del dato cumulato dei “casi totali”, che sono
210717. Ma è appunto per questo che sul totale degli “attualmente
positivi” (100179) ben 81mila e rotti italiani se ne stanno in
isolamento domiciliare, con duplice beneficio: 1) il loro isolamento
a casa costa assai meno del ricovero in ospedale e sopratutto 2) non
diffondono il virus. Non ho, purtroppo, i dati analoghi per la Gran
Bretagna, dove una tale informativa analitica come i nostri
bollettini giornalieri pare non esista (carenza grave), e quindi non
posso neanche stimare quanti possono essere i “portatori sani”
scoperti e “quarantenati” a casa. Ora, se il totale dei test
fatti in Italia fosse di 10 o 20 milioni invece dei 2 milioni e 154
mila nostri effettivi sarebbe ancora molto meglio, a parte la
difficoltà organizzativa, ma temo che l'analogo numero inglese sia
troppo, troppo basso. Che adesso siano arrivati a 100 mila test
“disponibili” (attenzione, quelli effettivamente eseguiti sono
certamente almeno un po' di meno) è un bene, ma ci sono arrivati
maledettamente in ritardo: gli sembrava tanto arrivare a 12000 in un
giorno, quando già a metà marzo da noi si superavano largamente i
20 mila, per poi proseguire a 25, 30, 40 e 60 mila al giorno. Per
marzo, la media italiana (su 30 giorni) di test eseguiti al giorno è
stata circa 17000, mentre ad aprile sono 49000, sempre medi al
giorno, ma in crescita: il 30, sono stati 74 mila e qualcosa.
Confrontando la nostra situazione e quella inglese, a me pare che il
ritardo nei test, e quindi il ritardo nell'individuare quanti più
possibile portatori sani, li abbia messi in una situazione di rischio
molto grave, per cui c'è da sperare e fervidamente pregare (perfino
io.....) per il bene di tutti che il virus veramente il caldo lo
soffra e quindi perda slancio.
Come
cavolo un governo di un Paese progredito e tradizionalmente alquanto
scafato come la Gran Bretagna si sia messa in un rischio simile, ben
peggiore degli altri Stati europei (il caso del Belgio non lo posso
sviscerare qui), è l'argomento del mio prossimo scritto.